Il viaggiatore parallelo (1974-1982)
In questa serie di fotografie — in tutto circa ottanta — c’è l’andare avanti e indietro per treni che è continuato per tutta la mia vita. Sono affezionato ai treni, nonostante questo loro tirarmi a corpo morto facendomi essere parallelo a tutto, sempre orizzontale e senza mai poter vedere dove la loro testa mi sta conducendo. Si alloggia per un po’ in un corpo di ferro e di finta pelle diviso in tanti scomparti dove uno sceglie un posto (non è scelta da poco, sono in gioco sensazioni di rilassatezza o di imbarazzo o addirittura di fastidio, e lo rivela quell’attimo di esitazione che prende il viaggiatore sulla soglia di uno scompartimento).
Il treno mi fa sfiorare i corpi ed i gesti di persone di cui potrei in fondo disinteressarmi perché nulla mi lega a loro tranne quel casuale trovarsi vicini in un punto dello spazio, in una frazione di tempo fra infinite. Questa coincidenza di vite, destini e direzioni, che già non è più la stessa uno scomparto più in là, che è spazzata via dal treno successivo, mi spinge ad aggrapparmi a qualcosa. In tanti foglietti sparsi ho fissato per anni le mie sensazioni di “viaggiatore parallelo”, per così dire.
Chi erano effettivamente quelle persone, mi chiedo, quali luoghi reali scorrevano fuori dalle cornici di quelle finestre prima che io assegnassi loro un posto nel mio treno, nel mio viaggio? Guardandolo oggi, ho come l’impressione di averlo sognato questo viaggio.